Sono d’accordo con lui. Ci sono aree iperfrequentate e altre irrimediabilmente dimenticate. No si può generalizzare. Nelle belle giornate estive la Zamboni non è certo deserta e nemmeno la "bassa" Quarazza, almeno dal Lago delle Fate (riviera "riminese"), alla Città Morta.
Ma basta alzarsi e al di fuori della mulattiera del Turlo si incontra il vuoto. Pochissimi salgono alla Babilonia. Pochi quelli che fanno il Colle della Bottigia. Quasi nessuno, il Colle del Piccolo Altare o il Passo della Miniera. Questi valichi sono molto più frequentati dalla Valsesia. Semplice: dal nostro versante richiedono ore di cammino. Alcuni giorni degli ultimi mesi li ho dedicati alla redazione della guida delle Alpi Biellesi e Valsesiane (CAI-TCI), limitatamente al versante ossolano e cusiano del lunghissimo crinale che scende dal Turlo fino alle montagne del Lago d’Orta. Ho scarpinato in zone che non conoscevo o che avevo frequentato qualche decina di anni fa. (Prima, amara constatazione: ci sono chilometri strade inutili e clientelari dappertutto: l’unica che manca è quella - indispensabile - di Stabioli!).
Salvo poche eccezioni, ho camminato solo. È comprensibile: la stagione autunnale-invernale non è mai stata molto gettonata, soprattutto nei giorni feriali, anche se quest’anno la meteo è stata decisamente favorevole.
In compenso ho avuto la possibilità di un contatto non mediato con l’ambiente. E di fare qualche piccola e gratificante scoperta. Come i due rododendri fioriti in dicembre all’alpe Piazza Grande di Anzola (circa 1000 m), e la primula sbocciata alla stessa altezza in gennaio, sulle montagne di Cesara (Cusio). Indice evidentemente di un clima temperato.
E ho scoperto (buon ultimo) una "montagnetta" sempre snobbata: il Pizzetto di Bannio, sopra Campo Aostano, dal panorama unico. Bisognerà compiervi un’escursione sezionale, come stanno già facendo altri negli ultimi anni, d’estate e d’inverno.
Ma torniamo al quesito iniziale.
Anche gli escursionisti seguono le mode. Se un rivista promuove le "Cinque Terre", la domenica successiva il treno che le attraversa, rigurgita di camminatori.
Ci sono molte località che beneficiano di un flusso consolidato e ripetuto. Altre che rimangono ostinatamente nel silenzio totale. Perché?
Semplicemente perché non abbiamo praticato sufficientemente l’educazione alla scelta corretta degli itinerari. Siamo (quasi tutti) supinamente dei plagiatori di percorsi usati e abusati. Che devono essere possibilmente itinerari comodi e segnalati, altrimenti eccoci pronti a criticare se la segnatura non è perfetta. (In queste critiche eccellono normalmente coloro che non hanno mai preso in mano un pennello. Ne abbiamo degli esempi continui.
Ben venga dunque l’escursionismo di scoperta. Mi sembra che la rete sentieristica "attrezzata" di Macugnaga sia già abbastanza ampia. Necessità soltanto di pochi ritocchi e qualche ampliamento, anche perché la manutenzione non deve essere "una tantum", ma va conservata in futuro e richiede disponibilità di molte braccia.
Delocalizzare e destagionalizzare l’escursionismo: erano queste le finalità espresse in passato dalla Commissione escursionismo, quando abbiamo realizzato il Sentiero Italia e il Camminaitalia. Non sulla carta, ma "pedibus calcantibus". Men parlando e più facendo, come dicevano i nostri padri fondatori, 149 anni fa.
Teresio Valsesia