Alberto Pizzigoni, l’alpinista travolto da una valanga domenica scorsa, non ce l’ha fatta. È morto l’altra sera nell’ospedale cantonale di Sion, in Vallese, dove era stato trasferito con un elicottero dell’Air Zermatt dopo l’incidente avvenuto sul versante svizzero del Corno Rosso, a circa 3000 metri di quota, sulla cresta che divide Macugnaga dalla valle di Saas.
Stava salendo con gli sci ai piedi insieme a cinque amici, tutti esperti di montagna, ai quali si era aggregato dopo aver cambiato il suo programma che era quello di salire al bivacco Belloni. La parete del Corno Rosso non è molto ripida e quindi nulla avrebbe lasciato presagire il distacco di una valanga. Invece, improvvisamente, un grande lastrone di neve ha travolto il piccolo gruppo di sciatori-alpinisti. Mentre gli altri sono riusciti a liberarsi rapidamente degli sci, Alberto Pizzigoni non h potuto evitare di essere travolto e sommerso dalla massa nevosa.Rapidissime le ricerche da parte degli amici. Ma la vittima era finita nella parte bassa del pendio, dove l’accumulo era maggiore, aumentando le difficoltà per individuarlo. Sono così stati necessari una ventina di minuti di sondaggi a tappeto: uno spazio di tempo che hanno ridotto la sua disponibilità di ossigeno. Gli sono stati praticati anche i massaggi cardiaci e gli interventi di rianimazione. Poi un elicottero medicalizzato dall’Air Zermatt l’ha trasferito a Sion dove è stato sottoposto a un intervento chirurgico. Ma le sue condizioni sono progressivamente peggiorate, rendendo vane le cure degli amici e dei medici.
Alberto Pizzigoni aveva 50 anni. Sposato e con un figlio nato sei mesi fa, di professione era geometra. Da molti anni frequentava Macugnaga dove aveva acquistato un appartamento in via delle Ville.
Grande appassionato di montagna, una decina di anni fa aveva frequentato un corso di alpinismo organizzato dal Club dei 4000, continuando poi a migliorare la sua tecnica e la preparazione fino a compiere importanti imprese come la discesa in sci della parete est del Rosa e per due volte la salita della cresta Signal. Sempre disponibile anche a collaborare nell’organizzazione di gare e di manifestazioni, godeva la stima e l’affetto di tutto l’ambiente alpinistico locale. Per questo la notizia della tragedia ha colpito profondamente l’intero paese che si è stretto unanime nel cordoglio per i familiari così duramente colpiti. Essi hanno dato il consenso per la donazione degli organi